Dal 1 al 3 giugno i Digital Design Days, anche
conosciuti come DDD, tornano a raccogliere le menti più creative e i designer che
stanno plasmano la percezione del nuovo futuro (magari in realtà aumentata) in
una tre giorni di incontri workshop ed eventi con un’eccezionale ‘line up’ di speaker.
L’anno scorso hanno registrato più di 1000 visitatori
provenienti da 29 paesi del mondo e quest’anno hanno cambiato location per
accoglierne ancora di più, è infatti la Fabbrica del vapore il set svelato per
accogliere questo evento che indaga e propone nuove direzioni da percorrere per
lo sviluppo del design digitale.
Ho voluto raggiungere Filippo Spiezia al telefono spinta
da un’immensa curiosità. Un Art Director pluripremiato, giovane e in grado di
rendere reali progetti così visionari, ma cerchiamo di andare per ordine, per questo comincio dalle sue origini.
So dove ti trovi ora ma prova a raccontami da dove arrivi “Vengo da Pescara e
sin da subito l’Italia la sentivo stretta, ho sempre preferito la qualità sopra
la quantità e sentivo che per me non c’era spazio quindi mi sono spostato a San
Francisco poi Londra infine Portland quando sono approdato a Second Story,
l’agenzia dove l’innovazione era pane quotidiano. Lì ho avuto la crescita
professionale più importante lavorando anche con Coca Cola o il Moma di New
York. Lo story telling digitale arriva da lì: il potere di raccontare una
storia attraverso la tecnologia.”
Come mai sei tornato? “Nonostante tutto, mi manca il
mio mare e il mio luogo rimane l’italia quindi dopo aver visto molti festival
in giro per il mondo ho pensato di farne uno mio”.
Dopo lo story telling, cosa arriverà dunque? “La
tecnologia è imprevedibile e velocissima. Io penso che debba sempre essere di
supporto e soprattutto invisibile aiutando le persone a conoscere senza essere
invadente. È quello il segreto. Io parto sempre dall’idea creativa mentre la
tecnologia arriva sempre dopo, a supporto appunto”.
Le persone rimangono al centro, mi piace questa
linea! “Vedi, con il mio intervento voglio sempre dare l’opportunità di creare
un’esperienza personale. Io do lo strumento che ti serve a vivere un’esperienza,
ma non indico mai quale percorso scegliere come nel progetto della Triennale di
Milano o del Muse dove con un tablet, a seconda della zona esplorata vengono
proposti dei contenuti aggiuntivi ai visitatori e solo avvicinandosi allo
scheletro di un dinosauro puoi, ad esempio, vedere come sarebbe stato nella
realtà."
Quale elemento ti ha fatto diventare leader nel tuo
settore? “Bella domanda! Credo l’ambizione e la curiosità di scoprire. Il
viaggio è fondamentale, abbino sempre viaggio di piacere con il lavoro.
Portland è stata una scelta forzata dall’agenzia mentre San Francisco e Londra le
volevo vivere perché li stavano sviluppando il futuro. Volevo lavorare su
progetti su cui altrimenti non avrei potuto mettere le mani. Il festival nasce
anche da questo, volevo fare qualcosa di mai fatto prima e bisogna davvero viverlo
per capire la differenza. Le persone che ho coinvolto sono quelle che ho conosciuto
in anni di festival all’estero e non è facile metterle insieme."
Ho sbirciato il tuo profilo instagram e ho visto che
ti piace la Thailandia: puro mare o anche desiderio di spiritualità? “La
Thailandia mi piace molto per il mare, vengo da Pescara quindi per me il mare e
il sole sono tutto, in ogni posto dove vado. A Portland soffrivo molto nel
pensare che il mare fosse a tre ore di distanza! Non ho molto tempo per la
spiritualità anche se mi incuriosisce. Credo molto nel mio lavoro e gli dedico
tantissimo spazio ed energie. Può essere un difetto o meno ma trovo difficilmente
spazio per altre cose, sono molto concentrato su me stesso e ad esempio non ho
tempo per relaizoni etc."
Sei uno scapolo d’oro allora? “Diciamo che mi corrono
dietro ma nessuno mi prende! Mi servirebbe qualcuno che mi lasci indipendente, qualcuno
che sia complementare. Qualcuno che viva la sua vita e che non si metta tra i
piedi, che sappia vivere senza di me. Sono molto esigente anche nella vita
privata, ho poche relazioni ma buone, diciamo che non amo i grigi.”
Dopo questa edizione dei DDD cosa ti aspetta? “Sicuramente
una vacanza, poi ho diversi contatti lavorativi e deciderò dove andare. Non
rimarrò in Italia, anche se sono un po’ stanco di muovermi e viaggiare.”
Perche non apri la tua agenzai? “Mi piace più
collaborare con le agenzie, ho problemi a fare il dipendente. All’estero ti
pagano di più quindi rimanere in Italia non è un opzione. Creare un’agenzia qui
e farlo bene richiede molto tempo, magari mi unisco a un’agenzia
particolarmente rilevante…altrimenti preferisco rimanere povero ma felice."
© Andrea Vittoria Giovannini 2017. All rights reserved.

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