Intervista alla figlia di Achille che voleva capire cosa ci fosse dalla terra in giù
Si è tenuto ieri uno degli eventi, a mio avviso, più importanti dei Brera Design Days, Donne di Design: una tavola rotonda nata dal reportage di Ilaria DeFilippo (disponibile in e-book) che ha riunito Nadia Vigo, Dorit Sapper, Adele Cassina, Rossana Orlandi, Paola Jannelli, Paola Albini, Francesca Molteni e Giovanna Castiglioni
in un confronto unico per far luce su fatti e persone legate alla
nascita e l’evoluzione del design raccontata attraverso l’esperienza di
chi ha conosciuto da vicino i maestri del pensiero che hanno forgiato
oggetti senza tempo. Il tutto, ovviamente, condito da un’acutissima
autoironia comune a chi, quei maestri li ha avuti letteralmente in casa.
Mentre percorro via Pasubio ricordo che
quando comprai il mio primo pezzo importante di design scelsi parentesi,
un progetto vincitore di un compasso d’oro frutto proprio della mente
di Achille Castiglioni prodotto da Flos, sono quindi sinceramente emozionata nell’incontrare la
figlia di colui che così tanto ho apprezzato e ammirato nell’arco degli
anni. Forse è anche per questo che arrivo con un buon quarto d’ora di anticipo alla Microsoft House che
per questa edizione è diventata il quartier generale della design week
autunnale ospitando tutti i talk più importanti.
Sono già al primo piano quando la vedo salire dall’iconica scala a
chiocciola che attraversa il palazzo disegnato da Herzog & De
Meuron, la riconosco immediatamente, ci stringiamo la mano e mi chiede
subito se possiamo darci del tu. Ci mancherebbe! Ci intrufoliamo in un
piccolo ufficio per guadagnare una parvenza di privacy dal brusio di
stampa e fotografi (in realtà tutte le pareti sono in cristallo!),
raggiunto il nostro piccolo salotto mi confida di non essere abituata a
fare interviste. Giovanna Castiglioni, laureata in geologia, è la più
piccola dei figli di Achille e ricopre il ruolo di vicedirettore della
Fondazione a lui dedicata visitabile al 27 di Piazza Castello; è una
donna pratica divertente e decisa, una di quelle a cui, se chiedi un
consiglio, ti guarda dritto negli occhi e ti dice la verità. Tutta la
verità. Non potevo sperare di meglio!
Cosa significa per te la parola design? “Design è una
bella parola complicata perché tutti i giorni cambia a seconda di quello
che succede nel mondo, mi piacerebbe rispondere con una frase di Gillo
Dorfles di un po’ di anni fa per cui il design è tutto tranne quello che
dovrebbe essere. Mi sembra azzeccatissima in un periodo come questo in
cui tutto è in evoluzione, ma se dovesi rispondere alla Castiglioni ti
direi: è funzione più che forma.”
Oggi si riflette molto sul rapporto uomo e tecnologia, qual è il punto di equilibrio di questo binomio?
“Siamo in una società talmente veloce e rapida che se non stiamo al
passo l’uomo soccombe e allo stesso tempo la tecnologia sta facendo
soccombere gli uomini perché ci sta fagocitando in tutte le cose e ci
chiede di essere troppo veloci, forse avremmo solo bisogno di fermarci
un attimo, toccare meno il cellulare, rilassarci un po’ e dire delle
cose sensate e, si spera, intelligenti (ride).”
Qual è il tuo luogo preferito? “Il mio luogo preferito
è il mare. Io sono geologa quindi sono cresciuta nella parte
scientifica di questa facoltà fantastica, poi mi sono riportata nel
design con il tempo. Nella prima parte della mia vita la casa era gioco e
papà era gioco costante, quindi casa è un posto che amo particolarmente
dove ho continuato a giocare fino a quando avevo 30 anni, nello stesso
tempo il mare è il posto in cui riesco a estraniarmi da tecnologia e
design, dove non vedo per forza lampade e cose del mio papà in giro
(ride)! Siamo sicuri che non ha progettato nulla per il mare e li, per
un attimo, sono da sola!”
Hai un capo di abbigliamento a cui sei affezionata? “Sono affezionata ad un cappello. È un progetto che mio papà ha realizzato per Borsalino negli anni 80 e per realizzarlo è andato a rubare sei forme da budino dalle amiche della mamma, non glie le ha più ridate ovviamente sono tutte in studio Castiglioni! La cosa bella è che lui è riuscito a trasformare una forma classica di budino in rame in un cappello, quindi lì ha avuto l’unico momento in cui si è avvicinato alla moda con un’ironia straordinaria. In quell’occasione immagina che c’erano raccolti molti altri come Gae Aulenti, Magistretti, Sottsass…”
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| Giovanna Castiglioni e la lampada Giovi |
Se tuo papà non fosse stato Achille, saresti diventata
Architetto, dato che il test di ammissione lo hai comunque passato, o
saresti rimasta a Geologia? “Beh, mi ha fregato mio marito! Ci
siamo conosciuti in facoltà, e fra le due ho deciso di rimanere fedele
alla geologia, forse perché la geologia è terra e l’Architetto progetta
dalla terra in su mentre io volevo capire cosa ci fosse dalla terra in
giù quindi probabilmente non sarei mai diventata architetto, troppo
difficile anche essendo la figlia di…insomma bisogna prenderla un po’
sul ridere!”
Ho letto che sogni di far visitare la casa di famiglia. È un progetto ancora vivo?
“Lo stiamo realizzando ed è un lavoro molto lungo perché è una casa
complessa da riorganizzare dove hanno vissuto i miei genitori dagli anni
70 fino ad oggi, va risistemata perché entrerò a viverci in pianta
stabile quindi va tolto quel sapore storico che a me darebbe molta
malinconia e nello stesso tempo devo mantenere tutti gli oggetti che
c’erano. Devo trovare il giusto equilibrio per creare una casa
visitabile come se fosse un museo come abbiamo fatto con lo studio di
papà (oggi Fondazione Achille Castiglioni ndr), e nello stesso tempo
riuscire a renderla ospitale…(sospira) non sarà facilissimo però è una
sfida su cui sto lavorando come una lima, come mio solito, spero sia
pronta entro l’anno prossimo.”
Allora verremo a trovarti! “Si, vi aspetto!”
© Andrea Vittoria Giovannini 2017. All rights reserved.


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